Cari sognatori, oggi attraverso queste pagine tocchiamo un argomento particolare… ma prima vi presentiamo il romanzo di Juliana Stone, edito Triskell Edizioni!
SERIE: The Barker Triplets, vol.1
GENERE: sport romance
DATA DI USCITA: 11 novembre 2019Quando il fenomeno dell’hockey Billie-Jo Barker torna a casa e decide di giocare nel piccolo torneo locale del venerdì sera, nella cittadina di New Waterford si scatena l’inferno. Non perché venga messo in dubbio il talento di Billie, ma perché è una donna. E, nonostante i tempi moderni, qualcuno dei ragazzi del luogo ha ancora problemi a lasciare che una ragazza entri in uno spazio riservato agli uomini.
Sin da subito, Billie si trova al centro di una piccola battaglia dei sessi, dove ognuno sceglie la parte dove stare. Le sue sorelle. I suoi concittadini. I suoi amici. Eppure, l’unica persona di cui le importerebbe l’opinione non sembra granché interessata. Logan Forest, l’uomo che le ha spezzato il cuore quando aveva diciotto anni, lo stesso uomo con cui ora condivide la panchina della squadra di hockey ogni venerdì sera.
Billie-Jo Barker ha molto da dimostrare e, sebbene non abbia problemi a segnare sul ghiaccio, si domanda se riuscirà a fare gol anche nel cuore dell’uomo dei suoi sogni.
“La discriminazione della donna nella società odierna” è la tematica cardine che con un moto di rabbia perpetuo mi ha accompagnato per tutta la lettura.
È assurdo che all’alba del 2020 ancora esistano menti “limitate”, ancor peggio è in un contesto cittadino dove il pettegolezzo e l’additare, il pregiudizio sono all’ordine del giorno portando la nuova negazione a fuggire o a crescere nella limitatezza di pensiero.
Proprio attraverso queste pagine ci troviamo ad affrontare la cattiveria umana che con subdoli escamotage cerca in tutti i modi di far desistere Billie, la nostra protagonista, dal partecipare ad un semplice campionato di hockey cittadino.
Lei che è stata una campionessa fin da bambina, che in pratica è come se fosse nata con i pattini ai piedi, ecco che viene vessata con epiteti di ben poco gusto e maturità fin dal suo primo rimettere piede nella sua cittadina natia… Dove ancora si pensa che il posto della donna sia altrove e non “nel tempio del testosterone maschile”!
Sorge una domanda e non me ne vogliano i lettori maschili, ma mi chiedo… il cervello dove lo avete?
So che non tutti sono così e che queste pagine lo attestano come pure la vita vera, ma comunque lo “schifo” che mi creano queste persone limitate non si arresta. Per loro la donna resterà sempre assestante, una figura legata alla casa e se anche solo possa fare qualcosa di diverso dall’uscita con suo marito o lo stesso ragazzo, le malelingue correrebbero.
Tutto questo mi fa tornare indietro alla mia infanzia e poco importa lo stato di agitazione, il pregiudizio ed il giudizio imperversano, posti dove difficile è riaffermare te stessa come “libera di scelta e di pensiero” e che l’unico modo per non piegarsi è lottare con le unghie e con i denti.
Infatti è per questo che elogio la protagonista per la sua forza interiore di ribellione dove non ci pensa due volte ad accettare “una sfida”, a ribellarsi a questi veti assurdi ed a dimostrare sempre e comunque la sua integrità di persona che però al tempo stesso è anche fragile di fronte alle accuse e al suo animo buono.
Ciò che più di tutto mi ha scioccato è proprio l’assenza del supporto delle persone più vicine, proprio coloro che dovrebbero supportarci in battaglia… ma anche quanto questo argomento spinga mana a mano ad una suddivisione netta di una comunità portando ad un prendere posizione all’interno delle stesse famiglie della cittadina, con divisione nette di qualsiasi “fronte” si voglia aderire.
Insomma nonostante le molte lotte per l’affermazione della donna, la rivalsa per andare al voto, per affermarsi come individui della società e non una semplice estensione e componente familiare, ancora ora veniamo viste come il sesso “debole”, figure fra quattro mura ma non come “nemici” in lotta eguale per una posizione più ambita.
Qui lo si lega ad un contesto sportivo ma siamo sincere, quant’è dura per una donna affermarsi in una posizione che fino al secolo scorso era esclusiva della società maschile?
Quanto ancora esistono circoli chiusi dove se “non hai un pendolo” non entri?
Io sono una donna e sono orgogliosa di esserlo, ogni giorno mi faccio “un mazzo” come qualunque persona per portare a casa il pane e questo farebbe di me meno meritevole rispetto ad un uomo?
No, io non lo penso e non perché sono una donna, bensì perché sono le azioni e l’impegno di una persona ad attestare la sua integrità morale e come individuo nel mondo.
Non è che forse il vostro è timore nei nostri confronti?
Michy (Blogger Sognare).
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